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Umanesimo ed ecologia

Umanesimo ed ecologia: antropocentrismo e armonia con l’ecosistema

Con questo articolo ho l’intenzione di affrontare un tema d’attualità qual è il rapporto tra umanesimo ed ecologia, cioè l’impatto dell’azione umana con l’ecosistema; in pratica si tratta di chiarire il punto di vista umanista sull’ecologia.

Nessuna contrapposizione tra Umanesimo ed ecologia

Per prima cosa, è necessario affermare che non esiste contrapposizione tra Umanesimo ed ecologia. Questa incompatibilità presunta è sostenuta da una certa schiera di ecologisti (li chiamerei ecologisti antiumanisti, termine che non comporta alcun giudizio morale) che considerano l’essere umano, nella sua essenza, quale colpevole del disastro ecologico imminente.

Spesso si attribuisce alla visione antropocentrica, con la sua pretesa di dominio sulla natura, la responsabilità dei danni apportati all’ecosistema terrestre. Si tratta di un’opinione che si basa su una visione dell’uomo come nemico e distruttore della natura alla quale seguono appelli disperati per salvare la terra dall’azione feroce dell’essere umano.

Mi sembra necessario approfondire le caratteristiche e le conseguenze di questa credenza. Se si considera l’essere umano soggetto ad una forma di determinismo che lo considera come un semplice parassita dell’ambiente naturale, si deve anche ammettere che non è a causa sua che ciò avviene.

In altre parole, se l’uomo non è libero di scegliere, ma sottoposto a forze (oscure) che ne determinano il comportamento, allora non è responsabile di ciò che fa e non potrebbe fare altrimenti.

Umanesimo ed ecologia Viaggio nell'Umanesimo

Da questo ragionamento possono seguire diverse conseguenze. La prima è che dobbiamo rassegnarci ad un futuro già determinato in cui lo stato di degrado dell’ambiente naturale aumenterà necessariamente fino ad un punto critico di rottura, cioè fino a quando la terra diventerà invivibile. La seconda è che, per impedire che ciò accada, dovremmo eliminarne la causa, vale a dire l’essere umano, strada direi poco praticabile. La terza, per finire, è che bisogna almeno sottoporre tutti gli esseri umani ad un rigido controllo sulle loro attività, fatta eccezione per coloro i quali sostengono questa posizione perché loro almeno sono coscienti della natura umana. È chiaro che quest’ultima posizione è un po’ forzata e anche infondata.

Secondo il punto di vista del Nuovo Umanesimo, l’essenza dell’uomo non è quella di distruttore della terra (che senso avrebbe distruggere la propria casa senza averne un’altra dove abitare?), ma di trasformatore nel senso di umanizzatore della terra. Umanizzare significa appunto trasformare il mondo naturale dandogli un volto e caratteristiche dirette allo sviluppo della civiltà umana.

Tutto bene allora? In questa società si sta realizzando qualcosa del genere? Proprio per niente. Il progressivo deterioramento delle risorse della terra è sotto gli occhi di tutti, anche dei  sostenitori delle idee del Nuovo Umanesimo. La differenza è che io focalizzo l’attenzione su un altro responsabile, che non è l’essere umano nella sua essenza, bensì il sistema capitalistico industriale e speculativo (costruito da uomini che sono responsabili di ciò) che pone il denaro quale valore centrale al posto dell’essere umano. A questo punto il problema ecologico non appare più slegato dagli altri problemi quali la fame, le guerre, lo sfruttamento etc., ma dipende dalla stessa causa.

Certo si potrebbe obbiettare che questo sistema è stato proprio l’uomo a costruirlo. Questa affermazione è sicuramente vera, ma nella mia concezione dell’uomo come trasformatore della natura (e di se stesso) è presente la possibilità di scegliere, e questa scelta può essere fatta sia in una direzione positiva sia in una negativa. Insomma l’antropocentrismo va inteso soprattutto nel senso dell’affermazione della libertà umana alla quale consegue però la sua piena responsabilità.

Sull’uomo poggia tutto il peso di ciò che sta accadendo, perché è libero di scegliere, se non lo fosse, non sarebbe responsabile. Il messaggio che mi sento di lanciare in questo momento storico è di radicale cambiamento. Un cambiamento che deve porre l’essere umano concreto, in una parola le persone, come valore centrale per salvare dalla rovina sia se stesso che la terra in cui vive.