Valorizzare l’unicità dell’individuo è l’essenza della leadership gentile
Credo che il lavoro, intellettuale o manuale, non fa differenza, sia sempre dignitoso se gratifica la persona. Cosa voglio dire? Che il lavoro, se è in grado di far esprimere le migliori qualità di una persona ne rende dignitosa la sua esistenza.
Il contraltare della gratificazione è la mortificazione, sentimento che molti purtroppo provano sul posto di lavoro, spesso associato al sentirsi numeri, strumenti per il raggiungimento di un fine estraneo a se stessi. Valorizzare l’unicità dell’individuo, di ciascuna persona con la sua irripetibile esperienza, è la migliore maniera per costruire ambienti di lavoro positivi e stimolanti.
Valorizzare l’unicità di ciascun individuo in un team
L’unicità di ogni singolo essere umano è caratteristica che ci distingue gli uni dagli altri ed è ciò che ci rende veramente umani. Ogni persona ha delle inclinazioni, carattere, personalità, talento, creatività che la distingue da un’altra.
La creatività, tra l’altro, è un’altra delle caratteristiche che ci rende umani, non sono creativi solo gli artisti e gli scienziati, ma lo siamo tutti, se ne siamo consapevoli e ci viene data la possibilità di dimostrarlo. La creatività, il talento di ognuno devono solo trovare i canali giusti per esprimersi.
Cosa vuol dire valorizzare l’unicità dell’individuo e come farlo? Secondo me, la condizione preliminare è avere rispetto per i loro bisogni e confini, non approfittare della loro fragilità. La fragilità fa parte di ogni essere umano, non saremmo veramente umani senza di essa e ci rende veramente unici. Poi, cercare di assegnare il compito più adatto alle caratteristiche di ciascun lavoratore così che possa dare in meglio di se.
L’essenza della leadership gentile: valorizzare l’unicità di ogni singola persona, cercando di assegnarli il compito più adatto alle sue capacità.
Mi rendo conto che quest’ultimo punto non sia di facile attuazione, soprattutto nelle piccole realtà, ma la mia esperienza mi fa dire che molto si può fare e spesso non ci si prova neppure. In una parola, cercare di far esprimere il talento, piuttosto che mortificarlo o reprimerlo.
Certo, poi possono rimanere persone che proprio non si riescono a motivare e che hanno come unico obiettivo quello di percepire uno stipendio, ma mi sento di affermare che si tratta di una minoranza. Ad ogni modo, sfido chiunque che trovi un’occupazione che sia il linea con le proprie capacità, aspirazioni, talenti, in una parola al proprio essere, a non essere motivato. Una strada verso la motivazione si può sempre trovare, non credo che nessun ambisca a vivere una vita priva di senso.
L’essenza della leadership gentile: valorizzare l’unicità dell’individuo, di ogni singolo lavoratore, se stiamo in un contesto aziendale. Ma la leadership gentile è uno stile di autorità che può trovare uno sbocco anche in altri ambiti sociali come la scuola, l’università, la famiglia, le compagnie di amici e conoscenti. Non ci sono limiti ai benefici che può portare una visione gentile del modo di rapportarsi al mondo e agli altri.