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Il consumismo

Il consumismo, uno dei pilastri del funzionamento dell’economia capitalistica

Il consumismo e uno dei fattori trainanti di questo sistema economico. Il ciclo produttivo fondato sulla produzione di merci e sul loro consumo è basato su una dinamica semplice e apparentemente vantaggiosa per tutti: le aziende producono beni, le persone li acquistano e questo sostiene l’economia, genera profitti, occupazione e, in apparenza, benessere. Il consumismo è uno dei tasselli che tengono in vita l’economia capitalistica.

Il ciclo della produzione e consumo di beni

Tuttavia, per mantenere attivo il più possibile questo meccanismo, occorre alimentare il consumo e fare in modo che aumenti costantemente. A tal scopo, è necessario che le persone sentano in bisogno di acquistare oggetti sempre nuovi. Si può dire che tale ciclo funziona in maniera talmente perversa e perfetta (finché non si inceppa per saturazione del mercato) che la produzione di beni di consumo è garantita dal continuo ricambio di prodotti acquistati rendendo quelli vecchi obsoleti nel minor tempo possibile. Addirittura si mettono in moto meccanismi di obsolescenza programmata, in modo che certi prodotti si guastino poco dopo la fine del periodo di garanzia.

Inoltre il rapido progresso tecnologico porta a un’innovazione continua dei prodotti, soprattutto se si tratta di oggetti tecnologici che diventano obsoleti dopo pochi anni, anche quando quelli nuovi non hanno funzioni particolarmente diverse, cioè non costituiscono un reale avanzamento, dai vecchi.

Il consumismo Viaggio nell'Umanesimo

Questo meccanismo funziona se il ciclo produttivo di produzione di merci per la loro sostituzione continua non si interrompe mai, e questo vale per tutti i tipi di merce. Nessuna merce è esclusa, in questa logica, anche i più profondi bisogni spirituali rischiano di essere considerati merce per produrre profitto.

Crescita dell’economia e recessione

La prima conseguenza importante, è che l’economia si regge sul consumo di beni, indipendentemente che questi siano di reale beneficio per il raggiungimento del benessere delle persone. Se si incentiva un certo tipo di prodotto, il risultato sarà incentivare anche il consumo di tale merce per evitare che il ciclo produttivo si interrompa e l’economia vada in recessione.

Il consumismo è diventato uno dei pilastri dell’economia moderna, fondato sulla produzione continua di nuovi bisogni. Questo ciclo spinge all’accumulazione di beni superflui, consumando risorse e tempo vitale della nostra esistenza. Le conseguenze si riflettono sul benessere delle persone, che spesso scambiano felicità e realizzazione con l’acquisto di oggetti, generando frustrazione, alienazione e insoddisfazione diffusa.

Quando queste merci sono le armi, per esempio, è chiaro che alimentare tale ciclo dovrebbe almeno creare dei problemi etici e morali sia nei capitalisti, che siano imprenditori o azionisti, sia nei politici che tale ciclo produttivo favoriscono con la loro azione legislativa. Le armi sono l’esempio estremo di quali siano le conseguenze del consumismo, quello che mostra con più evidenza il problema.

Oltre a incentivare il consumo di beni di dubbia utilità, c’è anche il problema che la sostituzione continua dei prodotti nuovi con altri ancora più nuovi, genera una quantità di merci in eccesso che aumentano la produzione di rifiuti. Per quanto i metodi di riciclaggio di quasi tutte le materie che compongono gli oggetti che sono usciti dall’uso quotidiano per diventare rifiuti abbiano fatto passi da gigante, è indubbio che l’esasperazione dei meccanismi del consumismo qualche problema di impatto sull’ambiente lo crei.

Problemi ambientali del consumismo

Questi i problemi che il consumismo produce in termini economici, perché ogni volta che si giunge ad una saturazione del mercato di un prodotto, la conseguenza è la stagnazione e recessione dell’economia, con tutto il seguito di aumento della disoccupazione e della povertà. Ma anche quando l’economia è in crescita, siccome si basa proprio sulla vendita e il consumo di beni, tale eccesso di merci inutili in circolazione rappresenta un problema di sostenibilità ambientale.

Problemi di carattere esistenziale

Ma non sono solo le conseguenze economiche quelle che mi interessa affrontare, ma anche quelle che impattano sul benessere delle persone, sul raggiungimento della felicità. Indurre dei bisogni genera nelle persone la necessità di acquistare prodotti sempre nuovi per riempire anche un vuoto interiore. Come succede per ogni obiettivo raggiunto, che innesca la ricerca di uno nuovo in un ciclo senza fine, anche l’acquisto e il consumo di beni non si sottrae a questa logica. Così sentiamo il bisogno di circondarci di cose si cui in fondo non sappiamo neppure quanto siano veramente utili e quanto contribuiscano alla nostra felicità

Per dirla con Mujica, non è con i soldi che acquistiamo gli oggetti di cui ci circondiamo, ma con il tempo che impieghiamo per guadagnare questi soldi. Questo tempo lo sottraiamo alle cose che sono veramente importanti, come i nostri affetti e amicizie. Non solo, tutto ciò ci porta a seguire ritmi di lavoro e produttività spesso insostenibili, soprattutto nel lungo periodo. La conseguenza che tutto ciò può avere sul benessere delle persone è che si crea un altro bisogno indotto, quello di affidarsi a professionisti per la cura della propria salute mentale o anche solo per essere più centrati sul raggiungimento dei propri obiettivi di successo nella carriera e nella vita. Naturalmente non ho nulla contro il ricorso ai professionisti, solo che mi sembra che in questo modo si intervenga più sugli effetti che sulle cause del fenomeno.

Il consumismo Viaggio nell'Umanesimo

Umanesimo e consumismo: un binomio impossibile?

Quale può essere il rapporto tra consumismo e Umanesimo? In fondo non sono così contrapposti se il possesso di cose non è visto come una delle ragioni di vita. Non si tratta di colpevolizzare tale possesso, ci sono molti oggetti utili che possono facilitare o allietare la nostra vita. Inoltre anche dedicarsi a un hobby che sia gratificante, o una passione che ci accende, spesso richiede l’acquisto di beni di consumo. Non c’è nulla di male a seguire le proprie inclinazioni in maniera consapevole restando in equilibrio con i bisogni esistenziali più profondi.

Il punto non è tanto rinunciare a tutti i vantaggi che il progresso ci offre per renderci la vita più facile, né sostenere scelte di vita di rinuncia o di rifiuto del sistema. Si tratta di ritrovare il senso di tutto ciò che facciamo senza essere fagocitati dal ciclo della produzione e consumo di beni. Non siamo un mero ingranaggio di questo meccanismo, ma individui consapevoli che la nostra umanità è fatta di ben altro. Siamo molto di più di quello che abbiamo.