Il mio viaggio

Umanesimo è un termine un po’ generico, difficile da inquadrare in una dottrina organica e rigidamente strutturata. Questa caratteristica, però, non rappresenta certo una limitazione, ma piuttosto una possibilità di aprire un campo discorsivo molto ampio intorno ad un tipo di sguardo, un atteggiamento, una sensibilità particolare rispetto alla posizione dell’uomo nel mondo.

L’Umanesimo, infatti, non si è mai delineato come una vera e propria scuola di pensiero, ma piuttosto come un punto di vista di fondo che mette l’essere umano quale valore centrale. Certo che esistono delle notevoli differenze tra i vari tipi di umanesimi, ma è proprio questa diversità a rendere il campo di studio particolarmente interessante e scevro da costrizioni concettuali.

Quindi quello che considero come Nuovo Umanesimo, non è una dottrina, un’ideologia o una filosofia ben delineata e strutturata, ma un atteggiamento di fondo o una sensibilità nuova che pone l’essere umano concreto al centro della riflessione. Questa centralità comporta un punto di vista della realtà e una scala di valori che può essere riassunto in alcuni punti fondamentali: centralità dell’essere umano, uguaglianza tra tutti gli uomini, riconoscimento e rispetto delle diversità, libertà di idee e credenze, rifiuto della violenza, rifiuto di ogni tipo di dogma imposto come verità assoluta.

Questo percorso oltre ad attraversare il campo della storia delle idee, passerà in rassegna una serie di problematiche attuali (quali il razzismo, o l’ecologia, per esempio) più una sezione che è dedicata all’economia e al mondo del lavoro visti nell’ottica del Nuovo Umanesimo, o almeno di quello che considero tale. Alcuni articoli, riguarderanno personaggi che si sono distinti in tutti i campi, dall’arte alle scienza, dalla filosofia alla politica, che hanno dato un contributo, consapevole o meno, allo sviluppo delle idee umaniste.

La linea di demarcazione tra panorama storico e contemporaneo non era facile da stabilire, cioè decidere da quale data la storia dovesse cessare e diventare contemporaneità. Così ho scelto un criterio, più o meno il mio anno di nascita, il 1967, che a molti potrà sembrare arbitrario, come tutte le suddivisioni dei periodi storici.

Questo cammino non vuole essere un monologo con i possibili lettori (spero molti), ma piuttosto un dialogo aperto al contributo di tutti coloro che avranno delle questioni interessanti da proporre per una discussione comune.