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L’alienazione

L’alienazione esiste perché non siamo cose

Proprio perché l’essere umano non è una cosa che è possibile l’alienazione. Se fossimo degli automi, non avrebbe senso parlare di estraniamento da se stessi.

Comincio con questa citazione di Sartre per individuare l’argomento di cui voglio parlare in questo articolo. L’alienazione si può considerare, in termini filosofici ed esistenziali, come speculare  alla comprensione. Mentre la comprensione ci mette in connessione con il mondo, con gli altri e con se stessi, l’alienazione è un fenomeno di estraniamento da se stessi e dalla propria umanità.

L’ambito semantico del termine si è ampliato col tempo. Marx intendeva l’alienazione come estraniamento da se stessi durante l’attività lavorativa, applicarsi in operazioni che ci fanno estraniare da noi stessi, diventare strumenti della volontà del capitalista. Hannah Arendt estende il concetto di estraniamento alla condizione umana tipica dei regimi totalitari, dove si punta ad annientare l’unicità e la creatività degli individui per affermare un essere umano astratto, anonimo  e totalmente sostituibile. Recentemente il concetto di alienazione è stato applicato anche all’uso dei social, visti come un modo per estraniarsi da una socialità reale per sostituirla con quella virtuale.

Alienazione e lavoro

In ambito lavorativo (ma il concetto si può applicare a molti aspetti dell’attività umana), l’estraniamento è spesso legato ad una mansione che comporta una ripetizione continua dello stesso gesto per un tempo prolungato di tempo al punto da far sentire il lavoratore come altro da se stesso, trasformato in un automa che esegue un compito meccanicamente senza essere coinvolto mentalmente in alcun modo.

Alienazione Viaggio nell'Umanesimo

Questo concetto, secondo me, si può applicare a tutte le mansioni che richiedono un’azione ripetitiva, non solo a quelle manuali in catena di montaggio. È indubbio che questo fenomeno non giova in alcun modo al raggiungimento di uno stato di benessere. L’alienazione è un processo che porta alla disumanizzazione del soggetto e, se protratto per un tempo lungo, può anche portare ad una limitazione delle sue capacità intellettuali.

L’alienazione esiste proprio perché l’essere umano non è una cosa.

Ma c’è anche un secondo tipo di alienazione, non legata ad un gesto ripetitivo, ma dipendente più dall’ambiente in cui il lavoratore opera. Se si vive in un ambiente ostile, dove le persone non vengono valorizzate per quelle che sono le loro capacità, non vengono mai coinvolte nelle decisioni, ma considerate come meri soggetti passivi di una volontà superiore, potremmo anche essere impegnati in una mansione creativa, ma, alla lunga non la sentiremo propria e ci sentiremo estranei a noi stessi anche svolgendo un’attività che dovrebbe essere coinvolgente.

Alienazione e leadership gentile

A questo punto si tratta di parlare del ruolo che può avere la leadership gentile per favorire il superamento dell’alienazione o, almeno, per mitigarne i suoi effetti. Per quanto possa essersi evoluta l’automazione di certi processi produttivi, le mansioni ripetitive non possono essere eliminate del tutto. Così un ambiente di lavoro più coinvolgente, una postazione accogliente, la giusta gestione delle pause, la presenza del leader più per mostrare la sua empatia e solidarietà che per eseguire solo la sua funzione di controllo, sono alcuni modi per cui una leadership gentile può favorire il superamento da parte del lavoratore della condizione di disagio che una mansione alienante comporta.

Alienazione Viaggio nell'Umanesimo

In definitiva, un leader gentile considera i propri collaboratori prima di tutto come esseri umani che come lavoratori. Ogni persona verrà vista come tale prima che per la mansione che occupa. In un ambiente lavorativo del genere anche i compiti poco stimolanti e ripetitivi si possono vivere in maniera più serena sapendo che si sta contribuendo a raggiungere un obbiettivo comune condiviso.

A questo punto, prima di chiudere, mi piacerebbe conoscere la tua opinione sull’argomento o se ti va di condividere la tua condizione esistenziale nel posto di lavoro che occupi. Se ti va contattami.

Bibliografia

Marx, Manoscritti economici filosofici, Ed. varie.

Hannah Arendt, Le origini del totalitarismo, Einaudi, trad. Amerigo Guadagnin.

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