Potere è responsabilità e servizio verso gli altri
Assumersi la responsabilità delle proprie azioni dovrebbe essere la cosa più normale e naturale del mondo, direi quasi scontata, eppur non lo è per niente. Quante persone conoscete che raggiungono e mantengono posizioni di potere senza poi assumersi pienamente la responsabilità delle proprie azioni, scaricandole sugli altri o sugli eventi esterni? Naturalmente il discorso va esteso a tutti i livelli, non solo a chi detiene potere, ma è chiaro che in questo caso le conseguenze negative sono più misurabili ed evidenti.
Quando il potere è visto come fine a se stesso, come esercizio di comando, come controllo sugli altri, come un fine invece che un mezzo per mettersi al servizio del prossimo, siamo caduti nella patologia. Il potere è diventato una malattia.
Carriera, potere e scalata sociale
Personalmente penso che la carriera lavorativa o l’avanzamento nella posizione sociale a cui potrei aspirare dovrebbero essere legati al proprio desiderio di realizzazione e alla possibilità di dare il meglio di se in qualsiasi campo in cui si opera, più che avere il potere o il comando su un sempre maggior numero di persone.
Vedo tanto l’affannarsi, in tutti i campi, per realizzare la scalata sociale e migliorare la propria condizione, non c’è nulla di immorale in questo.
Ma spesso questa scalata viene identificata col puntare ad occupare posizioni di maggior influenza e potere e, una volta raggiunte, sentirsi investito del comando sulle persone, poterle controllare, pensare che queste siano al proprio servizio e non viceversa.
Questa è la concezione della leadership come mero esercizio di potere e controllo sugli altri, senza tra l’altro prendersi la responsabilità delle proprie azioni, gli onori senza oneri, una vera patologia che alla lunga danneggia chi si è affidato ad essa e danneggia tutti, quale che sia il contesto.
Il potere, che comporta l’assunzione di responsabilità, è un servizio, non l’esercizio del controllo sugli altri. Ogni forma di potere deve poter essere giustificata.
La visione gentile della leadership
Una leadership gentile, invece, punta principalmente a prendersi cura degli altri, a favorirne la crescita piuttosto che ostacolarla per la paura di essere sostituiti al potere, a incoraggiare il dialogo e la partecipazione attiva, ma sopratutto, a prendersi la responsabilità di ciò che si fa. Il male non è il comando (termine che non amo) in se, ma il modo con cui lo si esercita.
Puntare a posizione di responsabilità senza poi assumersele solo per il potere e il comando non porta a nulla di buono, farlo nell’ottica del servizio e della crescita condivisa, può migliorare il benessere di tutti.